Le relazioni fra sistema produttivo e sistema distributivo. Quali prospettive per il distretto di Carpi?
Comune di Carpi - Assessorato alle Politiche per lo Sviluppo Economico

Intervento di Daniela Bigarelli al Convegno

"Le relazioni fra sistema produttivo e sistema distributivo. Quali prospettive per il distretto di Carpi?"
5° Osservatorio del Tessile-Abbigliamento.

Carpi, 6 Ottobre 2000

Premessa

Diversamente da altri distretti tessili italiani, coinvolti in processi di trasformazione e crisi già negli anni ottanta, Carpi mantiene fino ai primi anni novanta una stabilità della produzione e della base occupazionale, dimostrando una buona capacità di adattamento all?evoluzione del contesto esterno.

Nel corso degli anni novanta l'industria tessile abbigliamento presente nel distretto subisce invece un processo di ridimensionamento, che si manifesta attraverso la diminuzione delle imprese, degli occupati e del valore della produzione.

L?aspetto significativo è che la maggior parte dei posti di lavoro perduti negli anni novanta, nel complesso quasi 4mila, si riferiscono non tanto alle imprese di subfornitura, ma alle imprese che operano direttamente per il mercato finale. E? fra le imprese finali (e cioè fra quelle che progettano e commercializzano il prodotto) che avviene la più forte selezione. Oltre un terzo delle aziende finali cessa l?attività e in questo tipo di imprese l?occupazione diminuisce di un quaranta per cento.

Le imprese finali che subiscono un forte ridimensionamento sono quelle pronto moda, la cui produzione passa da una incidenza del 40% alla fine degli anni ottanta, al 17% attuale. In questo periodo cessano, tuttavia, l'attività anche numerose imprese medie e medio-grandi, sia per problemi legati al mancato ricambio generazionale sia a seguito di processi di acquisizione da parte di gruppi esterni all'area.

Carpi perde quindi numerose imprese finali di piccole dimensioni, ma anche aziende storiche e di dimensioni rilevanti che negli anni ottanta avevano contribuito alla tenuta del sistema locale.

Nel periodo considerato si rafforzano nel distretto soprattutto le aziende di media dimensione che, per gli standard locali, sono rappresentate da imprese con fatturati compresi fra i venti e i cinquanta miliardi di lire e un numero di addetti spesso inferiore alla soglia dei cinquanta. Alla fine degli anni novanta, il distretto di Carpi presenta un grado di concentrazione della produzione inferiore a quello di inizio decennio, e un peso delle aziende medie e piccole più elevato.

Il distretto mantiene quindi la propria caratteristica strutturale fondata sulla presenza di piccole e medie imprese e sull'assenza di aziende leader o di imprese guida. Non solo, ma questa caratteristica si accentua ulteriormente.

Nel corso del processo di ridimensionamento avvengono nel distretto cambiamenti significativi. I principali riguardano le politiche di prodotto, i mercati di sbocco ed i canali distributivi.

I cambiamenti nel prodotto

Sollecitate da una concorrenza sempre maggiore sulle fasce di prezzo basse e medie, le imprese del distretto seguono una strategia di qualificazione dei prodotti e di riposizionamento verso la fascia medio-alta del mercato. Diversificano, inoltre, la gamma dei prodotti offerti, seguendo la crescente segmentazione dei mercati, con un conseguente incremento del numero di collezioni realizzate e di modelli proposti.

La strategia di prodotto seguita ha due conseguenze importanti: la prima riguarda la diminuzione delle quantità prodotte e il frazionamento della produzione su un numero più ampio di modelli; la seconda si riferisce all?aumento dei costi sostenuti per la progettazione delle collezioni.

Una delle caratteristiche della produzione locale, già presente negli anni ottanta, rappresentata dalla realizzazione di serie corte di produzione, si accentua quindi ulteriormente nel corso degli anni novanta.

Se questa strategia di prodotto può essere considerata prevalente, nel distretto non mancano tuttavia imprese che mantengono una presenza sulla fascia media e medio-bassa del mercato o imprese che realizzano prodotti relativamente standardizzati in serie medio-lunghe. Queste aziende, confrontandosi in modo più diretto con una concorrenza basata principalmente sul prezzo o avendo serie di produzione sufficientemente lunghe, tendono, più delle altre, a decentrare fuori area e in particolare all?estero. Si tratta di imprese che mantengono nel distretto soltanto le funzioni di progettazione e commercializzazione del prodotto e che spesso non hanno legami produttivi con la subfornitura locale.

I cambiamenti nei mercati di sbocco e nei canali distributivi

Un aspetto significativo dei cambiamenti avvenuti nel distretto riguarda i mercati di sbocco e i canali distributivi. Le principali tendenze si riferiscono all?aumento della propensione esportatrice del distretto e all'incremento delle vendite alla grande distribuzione, a scapito dell'ingrosso, canale tradizionalmente utilizzato dalle imprese locali.

L?aspetto più significativo di queste tendenze riguarda il cambiamento nei canali distributivi. I grossisti, da sempre privilegiati dalle imprese del distretto, rimangono ancora il canale distributivo più importante, ma per la prima volta nella storia del distretto non assorbono più la maggior parte della produzione locale.

Questo risultato assume una notevole importanza, in quanto esprime l'esigenza dei produttori di avere un rapporto più diretto con il mercato e il consumatore finale, e di controllare maggiormente la distribuzione dei propri prodotti.

In questa direzione emergono tuttavia alcune differenze legate ai mercati di sbocco. Le aziende che operano prevalentemente sul mercato interno incrementano le vendite al dettaglio, che diventa il secondo canale distributivo per importanza dopo l?ingrosso; mentre le imprese che lavorano prevalentemente con l?estero aumentano le vendite destinate alla grande distribuzione organizzata che assume, anche in questo caso, la posizione di secondo canale per importanza dopo le vendite a grossisti.

Queste tendenze rispecchiano chiaramente le diversità presenti nella struttura del sistema distributivo italiano rispetto alla maggior parte dei paesi industrializzati, e determinano effetti molto diversi sia sui singoli produttori che sul sistema produttivo locale.

L?incremento delle vendite estere, che nel distretto di Carpi significano prevalentemente vendite alla grande distribuzione organizzata o a intermediari commerciali, ha prodotto negli anni novanta un rilevante aumento della quota di produzione venduta con il marchio del cliente, che raggiunge attualmente un terzo del totale.

Se è vero che la grande distribuzione estera non ricerca nel distretto prodotti di bassa qualità, in quanto è anch?essa interessata a produzioni di buona fattura con un elevato contenuto di moda e di stile, rimane vero che essa impone generalmente il proprio marchio, e forti vincoli dal lato dei costi del prodotto. Se questi vincoli non sono sufficientemente compensati da un elevato volume degli ordini, le imprese produttrici rischiano una eccessiva compressione dei margini. Questo accade soprattutto nel caso dei produttori di piccole dimensioni dai quali la grande distribuzione estera acquista soltanto piccole serie o effettua acquisti di tipo occasionale.

Le aziende del distretto nutrono una certa diffidenza nei confronti di questo canale distributivo. Quelle che vi operano, generalmente, cercano di farlo evitando che la grande distribuzione diventi il canale di vendita principale. Gli imprenditori sono molto attenti a non creare una situazione di eccessiva dipendenza da un unico o da pochi clienti, praticando una politica tesa alla diversificazione dei canali distributivi utilizzati e dei tipi di clienti.

La maggior parte delle imprese del distretto opera infatti contemporaneamente per più canali di vendita e tende ad avere molti clienti, nessuno dei quali così importante da poter condizionare eccessivamente le sorti dell?azienda. Questa strategia deriva sia dall?esperienza accumulata, in particolare dalla prima generazione di imprenditori del distretto, quando Carpi si è sviluppata proprio grazie al rapporto con i buyers stranieri e la grande distribuzione estera, sia dalla precisa determinazione degli imprenditori locali nel difendere l?autonomia conquistata in questi anni, attraverso un forte impegno nella progettazione di prodotti propri e di prodotti venduti con propri marchi.

Per quanto riguarda le strategie distributive, il distretto appare quindi meno omogeneo al proprio interno rispetto ai primi anni novanta. Attualmente, convivono nel sistema locale imprese con una variegata serie di combinazioni di strategie distributive, caratterizzate sia da aspetti comuni che da alcune significative diversità. Vi sono aziende che lavorano esclusivamente per il dettaglio, altre che, pur lavorando per l?ingrosso, stanno cercando di rivolgersi direttamente al dettaglio; altre ancora che, pur lavorando già per il dettaglio o l?ingrosso, si sono rivolte alla grande distribuzione; altre che, pur continuando a lavorare per i grossisti, stanno sperimentando il rapporto con la grande distribuzione; ecc.

Ciò che sta avvenendo è una intensa e diffusa ricerca di nuovi equilibri e di nuove relazioni con il sistema distributivo, e su questo aspetto le imprese del distretto mostrano un certo dinamismo.

Malgrado l'incremento delle esportazioni, il distretto di Carpi rimane fortemente legato al mercato interno ed è su questo mercato che ha subito un forte calo delle vendite. Le esportazioni rappresentano attualmente il 38% del fatturato dell'area, ma la loro crescita non è stata sufficiente a compensare la flessione delle vendite sul mercato italiano.

La maggior parte delle aziende finali lavora contemporaneamente per il mercato interno e per quello estero, oltre che per diversi tipi di canali distributivi. Questa diversificazione dei mercati di sbocco e dei canali di vendita, a livello di singola impresa, ha contribuito a determinare l'aumento del numero di linee di prodotto e di modelli realizzati, descritto in precedenza.

Le relazioni fra produttori e sistema distributivo

Gli aspetti che possono essere considerati comuni alle diverse strategie distributive perseguite dalle imprese del distretto sono rappresentati dalla crescente importanza assunta dai servizi offerti alla clientela e dalle relazioni di collaborazione/integrazione con il sistema distributivo.

Sia che l?impresa operi attraverso grossisti, o venda direttamente al dettaglio o alla grande distribuzione, tende a trovarsi nella condizione di dover sviluppare maggiormente, rispetto al passato, una serie di servizi aggiuntivi, e di collaborare in modo più ravvicinato con i propri clienti.

Fra i servizi offerti ai clienti si possono annoverare: l'uscita di più collezioni stagionali; la possibilità di effettuare acquisti ritardati nel tempo; di ottenere consegne frazionate, cambi di prodotto, riassortimenti pronta consegna, ecc.. E, nel caso soprattutto delle imprese che operano per la grande distribuzione organizzata, la collaborazione con i clienti nella fase di progettazione e messa a punto dei prodotti, che si concretizza frequentemente nella realizzazione di collezioni personalizzate per singolo cliente.

Il grossista o la grande distribuzione estera quando si rivolgono al distretto di Carpi lo fanno per trovare prodotti di qualità. Questi soggetti cercano idee nuove e nuove proposte, ed è per questo che la strategia seguita dalla maggior parte delle imprese dell?area, tesa ad investire in modo significativo sulla progettazione e qualità del prodotto, si dimostra una strategia vincente.

Su questo aspetto il distretto può vantare un punto di forza, mentre rimane aperto il problema della ridefinizione dei rapporti con il sistema distributivo; problema che è comune a tutti i produttori che operano nel settore dell?abbigliamento, ma che nel caso del distretto appare più complesso, in quanto le imprese dell?area mantengono dimensioni medie e medio-piccole e non possono contare, se non in alcuni casi, su marchi industriali forti e riconosciuti dal consumatore o su strategie di controllo diretto della distribuzione dei propri prodotti.

Negli anni novanta, le vendite con il marchio del produttore sono infatti significativamente diminuite, e non si sono diffuse nel distretto forme distributive basate su reti controllate dai produttori.

Le leve competitive a disposizione delle imprese locali non sono quindi quelle utilizzate dalle grandi aziende. La maggior parte non raggiunge una dimensione sufficiente per poter controllare direttamente la distribuzione dei propri prodotti, né per promuovere presso il consumatore i propri marchi o per ricorrere in misura significativa all'internazionalizzazione della produzione.

Le piccole imprese locali hanno così puntato sulla creatività e le competenze tecniche e organizzative presenti nel distretto, accentuando la capacità di offrire prodotti sempre nuovi, di soddisfare le più diversificate esigenze del cliente, di personalizzare i prodotti e le collezioni, di realizzare piccole serie di produzione, di garantire consegne veloci.

La strategia prevalentemente seguita è stata quindi quella di accentuare i caratteri di flessibilità di questo sistema produttivo, configurando il distretto sempre più come luogo di ideazione e progettazione dei prodotti, e come sede delle sole produzioni di piccole e piccolissime serie.

Le prospettive

Alla luce di quanto avvenuto e riflettendo sulle prospettive dell'industria tessile abbigliamento del distretto di Carpi, emergono alcuni interrogativi:

  • le strategie distributive e di prodotto finora adottate dalle imprese locali sono sufficienti per competere sui mercati, in particolare quelli esteri?
  • le trasformazioni in atto nei sistemi distributivi e le nuove tecnologie del commercio elettronico che opportunità possono offrire ai produttori di piccole dimensioni?
  • quali forme di collaborazione e di alleanza sarebbero possibili e auspicabili fra produttori del distretto e sistema distributivo?
  • quali iniziative sarebbero necessarie per sostenere la competitività del distretto?


Fonti di riferimento

Bigarelli D., Crestanello P. (1994), "Strategie di diversificazione e di riorganizzazione produttiva a Carpi negli anni Ottanta" in Bellandi, M., Russo M. (a cura di), Distretti industriali e cambiamento economico
locale, Rosenberg & Sellier, To.

Bigarelli D., (2000), "Strategie commerciali e internazionalizzazione produttiva nel distretto di Carpi negli anni '90", in Piccola Impresa/Small Business, n. 2, Ins-Edit, Ge.

Brusco S., Bigarelli D., (1995), "Struttura industriale e fabbisogni formativi nei settori della maglieria e delle confezioni in Italia" in Rivista Italiana di Economia, numero zero, il Mulino, Bo.

Brusco S., Bigarelli D. (a cura di), (1998), Strategie commerciali e strutture aziendali nel settore tessile abbigliamento, Consorzio Ithax, progetto E.R. Adapt J100 Regiones.

R&I s.r.l. (1998), Osservatorio del settore tessile abbigliamento in Emilia Romagna, Quarto rapporto, Quaderno di ricerca n. 21, Regione Emilia Romagna - Assessorato al Lavoro e Formazione.

R&I s.r.l. (1990-2000), Osservatorio del settore tessile abbigliamento nel distretto di Carpi, Primo e Quinto rapporto, Regione Emilia Romagna, Comune di Carpi, Provincia di Modena, Cciaa di Modena.

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